Donne al volante…

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Non so voi altre mamme motorizzate che tipo di rapporto avete con le auto, ma io, devo ammetterlo, non ci capisco assolutamente nulla. Ma proprio nulla nulla.
Della serie “Ma mo, sti cavalli dove me li metto?!”.
Chiariamo: non sono una donna dall’ansia alla guida.
Ne conosco, di donne così. Sono quelle che pronunciano la frase “Ecco, lo sapevo, mi sono persa!” anche a un chilometro dal proprio garage. Quelle che se si accende una spia cominciano a pregare ogni santo sul calendario e a fare conti su conti sperando che il meccanico di fiducia faccia uno sconticino visto che gli affidano la macchina una volta a settimana… e poi magari devono solo mettere benzina.
O quelle che si fanno parcheggiare l’auto dal primo passante di turno, sentendosi in enorme imbarazzo ma oh, almeno liberano la strada.
Io sono una di quelle donne al volante che prima di motorizzarsi detestavano gli automobilisti. Poi dopo aver preso confidenza con la vita da automobilista hanno iniziato a detestare qualsiasi essere vivente si mettesse sul loro cammino.
Ciclisti – quelli che la domenica mattina occupano intere corsie, vestiti in elastene colorato, che chiacchierano beatamente mentre tu vuoi solo sorpassarli e proseguire non proprio a passo d’uomo (senza offesa, eh!) – in primis.
Ma anche i pedoni – quelli che non si sa perché non vogliono camminare sul marciapiede, anche se il marciapiede al loro fianco è libero e largo quanto una strada – e gli altri automobilisti – ma le frecce non le avete portate quando siete usciti di casa!?.
Mi capita di dire a mia figlia di tapparsi le orecchie perché sto per insultare qualcuno.
Eppure, all’idea di muovermi per Roma senza macchina, come ai vecchi tempi, mi vengono i brividi. Anche la febbre. E forse mi esce pure qualche bolla sul corpo.
Ed anche se di macchine non ci capisco nulla, l’altro ieri abbiamo fatto il salto di qualità – ma senza esagerare! – e con l’aiuto di mia suocera – quella santissima donna che come lei ce ne sono davvero poche! – siamo passati da un misero e mal ridotto Seicento ad una macchina sempre vecchia ed usata ma a 5 porte, più spaziosa e comoda per la famiglia che ora si è allargata un po.
Ora metteremo il nostro Seicento in vendita, ma vi giuro, mi piange il cuore.
Quella macchina l’abbiamo comprata con i soldi che ci hanno regalato al nostro matrimonio. Ci abbiamo fatto viaggi (pochi) e passeggiate (tantissime). Ci siamo andati al mare, in montagna, ci siamo entrati in sette, ci ha lasciato a piedi e portato lontano. Ci abbiamo riso, pianto, litigato ed urlato. Ci siamo parcheggiati in un angolo ad ascoltare musica dividendo una birra il sabato sera mentre la Nanerottola era dai nonni. Ci abbiamo camminato a lungo accorgendoci che la Nanerottola si era addormentata da un pezzo sui sedili posteriori.
Ed ora, anche se il valore effettivo di quella macchina è pochissimo, quello affettivo non si può nemmeno stimare.
Ci siamo fatte delle foto, dei selfie nella nostra “Geltrude”, prima di parcheggiarla per l’ultima volta in attesa che qualcuno la compri (prima o poi).

…e poi, devo ancora prendere la mano con l’auto nuova! Possibile che sia così spaziosa!? E alta!? E larga!?
Mi sa che qualche volta dovrò fermare uno sconosciuto di passaggio per farmela parcheggiare… 😉

Un pensiero su “Donne al volante…

  1. Sto per dare l’addio alla mia adorata corsa, 13 anni insieme e 220.000 km di gioie e dolori. Lo faccio non per scelta, no, fosse stato per me avrei aspettato che prendesse il volo da sola… Lo faccio perché uno ci è venuto addosso e di lei, resta ben poco (Noi stiamo bene, altrimenti non ne parlerei nemmeno). Ti capisco benissimo… La tua Geltrude e la mia Opelina hanno un valore inestimabile!!!!

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